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Channel: Commenti a: Brescia mortalmente inquinata. E i candidati sindaco cosa ci dicono?
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Di: Roberto Bontempi

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-Primo ricostruire gli interessi in campo poi: verità, responsabilità e poi le priorità non perdendo di vista tutti gli inquinanti cancerogeni (amianto ecc.ecc.).
Utile leggere anche quello che pubblica oggi “Bresciaoggi” di Giovanni Armanini.

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02.04.2013
«Noi iniziammo le bonifiche,
dal 2008 invece è tutto fermo»

GLI EX AMMINISTRATORI. I vertici della Loggia dal 2001 al 2008 precisano le dichiarazioni «tagliate» in tv e rilanciano. Corsini: «Si è fatta confusione tra processo civile e penale» Brunelli: «Noi agimmo subito poi non si è fatto più nulla»
Un terreno agricolo a ridosso della Caffaro e della ferrovia FOTOLIVE
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Il giorno dopo l’ex sindaco Paolo Corsini è costretto a tornare sull’intervista di «Presa diretta» per mettere ordine e precisare alcune cose, provando a spiegare che «in un minuto è stata riassunta con tagli fatti ad arte un’intervista durata un’ora». Difficile provare a precisare a mezzo stampa quello che la televisione ha sentenziato. Ma è giusto farlo, almeno per quelli che si prenderanno la briga di provare a capirne qualcosa di più. Tuttavia sia Corsini sia l’allora assessore all’ambiente, Ettore Brunelli, provano a dare alcune precisazioni su come agirono e su quali furono le loro decisioni. IN TV SI È SENTITO Corsini dire in due diversi momenti che in quegli anni l’amministrazione si affidò a i propri consulenti, in primis Ada Lucia de Cesaris, attuale assessore all’urbanistica del Comune di Milano, riconosciuta come uno dei migliori avvocati ambientalisti d’Italia. Non citato, invece, Luigi Frattini del Foro di Brescia. La prima era consulente per il processo civile, il secondo per quello penale. De Cesaris su Twitter ha voluto precisare in diversi tweet: «Per Brescia contro Caffaro ho seguito solo la vicenda amministrativa, non mi sono mai occupata della vicenda penale!». Poi: «Contro la Caffaro abbiamo fatto con il Comune i provvedimenti per mettere in sicurezza le rogge e li abbiamo difesi avanti a Tar…». E infine: «Caro Corsini per Brescia contro Caffaro ho portato a casa 6 milioni di euro, dal passivo. Per il processo penale avevi altri legali!». Evidentemente lei stessa è stata stupita e contrariata da quello che è sembrato emergere dalle parole dell’ex sindaco su Rai Tre. Ma Paolo Corsini precisa: «Ho spiegato a Iacona esattamente quello che la De Cesaris dichiara su Twitter, ma per i tagli fatti alla mia intervista non viene nominato Frattini e nemmeno viene riferito del fatto che abbiamo costretto Caffaro a fare una serie di opere e che l’abbiamo portata al Tar. Oltre a questo avevo consegnato molta documentazione su quanto fatto dall’amministrazione, ma nulla è stato citato». L’ex assessore Ettore Brunelli conferma: «De Cesaris aveva detto che non era opportuno che il Comune si costituisse nella causa civile. Ma la causa penale era un’altra cosa. Sono due partite completamente diverse, affidate a diversi professionisti. Per il resto è il ministero a essere in capo al procedimento. Il Comune faceva l’istruttoria, ma poi era il ministero a portare avanti il resto. Questo è tutto agli atti del Comune». L’ALTRO CAPITOLO riguarda la situazione epidemiologica. E qui Corsini (che è stato sindaco fino al 2008) si dichiara non più coinvolto: «La nostra amministrazione quei dati non li ha mai avuti, sono arrivati dopo – spiega -: secondo l’ex assessore Brunelli addirittura dopo il 2010. Mantova non aveva mai dato a noi queste informazioni, venute alla luce ben dopo la fine della nostra amministrazione». Per questo Corsini rilancia: «Quali sono le iniziative che l’attuale amministrazione dal 2008 al 2013 ha messo in campo per la Caffaro? So che Iacona voleva intervistare anche Adriano Paroli ma poi non l’ha mandato in onda». Brunelli anche in questo caso conferma: «Quando siamo scaduti nel 2008 non c’era questa ricerca epidemiologica. Dal 2001 fino al 2003 si è riunito il comitato scientifico. A settembre 2008 è stato fatto un altro rapporto che faceva emergere una realtà diversa. E c’è una confusione nella ricostruzione anche quando si parla di Caffaro, non dando peso a tutto l’apparato industriale della città e del circondario. Tutti gli studi fatti dall’Arpa erano volti a differenziare i diversi quartieri: in tv invece si è fatto un ragionamento su tutta la città. Se ci fosse ancora, la Caffaro farebbe notare che non è possibile. Ma non sposta il nostro problema di allora». E quindi ricorda: «Non è vero che non abbiamo fatto nulla per il sito Caffaro: appena scoperto l’inquinamento nel 2001 ho interrotto la filiera alimentare, ordinato la mappatura, speso 2 milioni per la bonifica del parco Gavia e di 3 giardini privati. Ho ottenuto fondi dal ministero. Il problema è che dal 2008 in poi c’è stato un enorme calo dell’attenzione». Infine Brunelli ribadisce l’azione dell’allora maggioranza di centrosinistra: «A partire dall’ordinanza del 2002 abbiamo immediatamente agito per evitare che il Pcb arrivasse all’uomo. I cittadini sapevano che non pagavano la tassa sui rifiuti per i primi cento euro, per quei motivi: molti non pagavano niente altri solo 20-30 euro. Che dal 2008 non si sia più fatto niente è il vero scandalo».

Giovanni Armanini


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